Le tre fasi della felicità

Mettere su famiglia. Viaggiare per il mondo. Fare carriera. Una cosa accomuna tutti questi desideri: ci regaleranno un po’ di felicità quando si esaudiranno.

Testo: Helwi Braunmiller

Immagini: Tim Mossholder / Unsplash

2 min

21.02.2020

Tobias Esch sta studiando la felicità ormai da anni. È medico e scienziato della salute presso l'Università privata di Witten/Herdecke, conosce gli studi più recenti e ha scoperto di più libri sulla felicità. La sua conclusione: il sentimento di felicità matura con l'individuo. «Un aspetto è molto interessante: quello che le persone intendono per felicità quando sono giovani si trasforma in qualcosa che con l’età chiamano poi soddisfazione», spiega. Oggi si conoscono i processi neurobiologici responsabili di questa trasformazione. Il tipo di felicità A, B o C che proviamo dipende quindi dall’età.

Estasi ed euforia: felicità giovanile

La felicità di tipo A è un privilegio dei giovani. L’eccitazione e la trepidazione, l’adrenalina quando si prova qualcosa di nuovo, l’euforia quando si riesce in qualcosa: la felicità estatica ci sprona, ci rende creativi ed è quindi alla base di importanti processi di apprendimento. Alla lunga, però, il cervello non riuscirebbe a tenere il passo: prima o poi un’esperienza sovrascriverebbe l’altra. Questo è dovuto soprattutto alla dopamina, l’ormone della felicità rilasciato sia in caso di euforia che nelle situazioni di apprendimento. E siccome deve essere smaltito al più presto per lasciare spazio a nuove sensazioni di felicità e situazioni di apprendimento, si tratta di un sentimento molto fugace.  

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La felicità nella fase centrale della vita

Il neuroscienziato Tobias Esch chiama ciò che segue «una valle di lacrime», dove quello che ci rende felici si trasforma nella felicità di tipo B: «La fase di vita tra i 30 e 59 anni è impegnativa. Si tratta di difendere i traguardi raggiunti nella vita», spiega.

Le persone si sono lasciate alle spalle quella felicità spensierata provata in gioventù ma non hanno ancora raggiunto la pacata sensazione di soddisfazione che si acquisisce in età avanzata. «In questo periodo le persone sono meno soddisfatte della propria vita e toccano il fondo, come dimostrato da molti studi.» L’adrenalina cede il passo al sollievo quando si ha abbastanza tempo per rilassarsi e riprendere fiato.

Ma nel bel mezzo della vita il tempo è una cosa rara: i pensieri ruotano intorno ai figli, alle relazioni in crisi, ai problemi sul lavoro. Le batterie sono scariche. Allora si dovrebbe forse eliminare una fonte di stress rinunciando ad avere figli? «Ni», sostiene Tobias Esch. «A lungo andare non sarebbe una buona idea. Per raggiungere il livello di felicità del tipo C servono proprio i figli.» Dopotutto: più è faticosa questa fase di vita, più saranno positivi i sentimenti che proveremo con l’avanzare dell’età.

Appagamento: la felicità della vecchiaia

Questo è dovuto a sua volta alla chimica del cervello. La dopamina abbinata agli ormoni dello stress consente la secrezione di oppioidi endogeni che costituiscono la base della felicità di tipo C nella vecchiaia: poter trasmettere qualcosa ai nipotini, non avere più tanti doveri e potersi concentrare su ciò che piace, trovare la pace interiore. Se esiste una fase di vita in cui sentirsi perfettamente felici, è proprio questa. Ecco perché anche Tobias Esch è ottimista: «Da grandi studi infatti è emerso che uno dei fattori più affidabili per essere felici è proprio l’età.»

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