Acufene: cause e cure
Le orecchie fischiano? Innanzitutto, non fatevi prendere dal panico, perché l’acufene non è una malattia e nella stragrande maggioranza dei casi è innocuo. Ma quando è necessario rivolgersi a un medico e come si convive con il continuo fischio nell’orecchio?
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Fischi, ronzii o sibili nell’orecchio? Quasi tutti conoscono questi rumori. Ma come si riconosce che si tratta effettivamente di acufene?
Cosa significa acufene?
Questa parola, che deriva dal greco akouein (udire) e phainesthai (manifestarsi), si riferisce a un disturbo dell’udito percepito come un rumore esterno. «Tuttavia, non deve sempre trattarsi di un suono squillante o di un fischio acuto che normalmente viene associato all’acufene», afferma il prof. dr. med. Tobias Kleinjung, primario del reparto di chirurgia otorinolaringoiatrica dell’Ospedale universitario di Zurigo.
Sintomi dell’acufene: rumori nell'orecchio
Qualsiasi rumore nell’orecchio o nella testa che non provenga da una fonte sonora reale viene generalmente definito acufene. «Ma chi sente musica o voci soffre di allucinazioni. Si tratta di un problema diverso», spiega Tobias Kleinjung. Alcune persone con acufene possono anche soffrire di vertigini o essere inizialmente sensibili al rumore.
Ma la cosa importante è che l’acufene non è di per sé una malattia. Piuttosto, i rumori nell’orecchio sono un sintomo, un effetto collaterale di una perdita dell’udito legata all’età o acuta, e sono molto diffusi: «Almeno il 15 percento della popolazione sente fischiare le orecchie per un periodo di tempo prolungato. Una percentuale che aumenta con l’età», spiega Kleinjung.
«Tuttavia, solo l’1 percento circa accusa sintomi gravi.» L’acufene diventa tuttavia un problema più grave quando le persone colpite sviluppano problemi psicologici o disturbi del sonno.
«Chi sente musica o voci soffre di allucinazioni. Si tratta di un problema diverso.»
Acufene: acuto o cronico?
Dopo tre mesi, l’acufene non viene più definito acuto ma cronico. Tuttavia, l’esperto non condivide questa categorizzazione medica: «Molte persone cercano i loro sintomi su Google e hanno subito l’impressione che cronico significhi avere l’acufene per tutta la vita. Ma non è affatto detto che sia così. Anche i rumori auricolari definiti cronici possono scomparire.»
Il panico delle persone colpite può talvolta portare ad azioni astruse: «Corrono da un medico all’altro, ordinano delle gocce su Internet o provano trattamenti esoterici. Ma fissarsi sull’acufene è controproducente», spiega lo specialista.
Perché più ci si concentra su di esso, maggiore è il rischio che il disagio aumenti. È molto meglio affrontare il tutto nel modo più rilassato possibile e distrarsi, invece di pensare costantemente al suono fastidioso.
Cause e fattori di rischio
Ma da dove provengono questi fastidiosi rumori nell’orecchio? La stragrande maggioranza delle persone colpite soffre del cosiddetto acufene soggettivo. Ciò significa che solo la persona stessa può sentirlo.
«In questo caso, si presume che arrivi troppo poco input al cervello dall’orecchio a causa di una perdita dell’udito. Il cervello cerca quindi di compensare il vuoto, di riorganizzarsi e di adattarsi connettendo nuove aree cerebrali», spiega l’esperto. Per la maggior parte delle persone questo avviene in modo impercettibile.
Tuttavia, la compensazione a volte si traduce in un’attività permanente della corteccia uditiva del cervello, una sorta di sovracompensazione, anche se oggettivamente non si sente nulla. Questo può essere percepito come un acufene.
Con l’avanzare dell’età, l’udito perde prima le frequenze più alte. Poiché il cervello compensa questa perdita, con l’acufene si sentono spesso fischi più acuti, ma non solo.
Tuttavia, può anche essere dovuto a un disallineamento della mandibola. L’orecchio medio è vicino all’articolazione temporo-mandibolare. Gli «input» errati provenienti dall’apparato locomotore, dovuti al digrignamento dei denti, alle protesi dentarie, al disallineamento della mandibola o alla tensione dei muscoli di masticazione e cervicali, possono causare interferenze con il sistema uditivo centrale. Ciò può causare un acufene.
Inoltre è possibile che un acufene esistente possa cambiare grazie a un’adeguata manipolazione dei muscoli. Anche le infezioni batteriche (come quelle dell’orecchio medio) o gli infortuni subacquei possono talvolta compromettere l’udito, con conseguente comparsa di acufeni.
«L’unica cosa concreta che possiamo fare è proteggere le nostre orecchie in modo preventivo.»
Un gruppo molto ristretto di persone soffre invece di acufene oggettivo, causato da suoni interni al corpo, di solito provenienti dai muscoli o dai vasi sanguigni, motivo per cui questa forma di acufene ha un suono ritmico e non costante. Si chiama oggettivo perché in alcuni casi questi rumori possono essere percepiti anche da altre persone molto vicine.
La buona notizia è che questo tipo di acufene può essere trattato direttamente non appena si conosce la causa del rumore. Nel caso dei muscoli, può trattarsi di contrazioni involontarie della muscolatura palatale, che possono essere percepite come clic o schiocchi nell’orecchio. «In questi casi si potrebbe risolvere il problema iniettando, ad esempio, del botox nei muscoli interessati. In caso di alterazioni dei vasi sanguigni vicini alle orecchie che possono essere ritenute responsabili dell’acufene, esistono degli interventi chirurgici che possono far scomparire l’acufene", spiega Kleinjung.
Tuttavia, poiché nella maggior parte dei casi l’acufene non è oggettivo, ma soggettivo, e rappresenta un tentativo del cervello di compensare la perdita dell’udito, la regola più importante per prevenire fischi, sibili o ronzii nell’orecchio è proteggere l’udito. «L’unica cosa concreta che possiamo fare è proteggere le nostre orecchie in modo preventivo da rumori troppo forti», afferma Kleinjung. Per esempio quando si usano attrezzi molto rumorosi, si va a un concerto o allo stadio. «È dimostrato che i rumori forti danneggiano l’udito», spiega il medico.
Lo stress può causare l’acufene?
Ci sono persone che soffrono di acufene anche senza una perdita uditiva evidente. In questi casi ha senso ridurre lo stress: «Spesso si tratta di persone che dichiarano di trovarsi in una fase molto impegnativa della loro vita privata o professionale o di avere dei problemi personali», spiega Tobias Kleinjung.
Sembra quindi che lo stress possa causare l’acufene. «Questo ha senso, perché sappiamo che le aree cerebrali dello stress, delle emozioni, della memoria e dell’attenzione possono essere collegate alla corteccia uditiva.» Inoltre, è possibile che l’acufene sia più fastidioso durante una fase di stress, quando si è più suscettibili.
«L’acufene può scomparire da solo. In caso contrario, la maggior parte delle persone riesce ad accettarlo molto bene, tanto che non viene più percepito come un fattore di stress.»
L’acufene può essere curato?
«In tutta onestà, non esiste ancora una terapia efficace che faccia semplicemente scomparire l’acufene soggettivo», ammette lo specialista. «Non possiamo nemmeno provarne l’esistenza mediante tecniche di imaging. Per formulare una diagnosi ci dobbiamo affidare al test dell’udito e a ciò che ci riferisce il o la paziente.» In casi eccezionali, di solito quando un orecchio funziona molto meglio dell’altro, viene eseguita una risonanza magnetica per esaminare il nervo acustico.
L’acufene non può quindi essere curato in senso classico. E non esiste nemmeno un pillola miracolosa. Attualmente sono, però, in corso ricerche nel campo della neuromodulazione. «Si tenta di normalizzare l’attività cerebrale con la stimolazione elettrica e magnetica e con il neurofeedback, eliminando così l’acufene o riducendone l’intensità», spiega Kleinjung.
Tuttavia, queste tecniche non sono ancora commercializzabili. «Lenire è un prodotto che combina una stimolazione sonora e della lingua e aiuta così le persone a non fissarsi sull’acufene. Però ritengo sia ancora troppo presto per raccomandare questa tecnologia ai pazienti affetti da acufene.»
Kleinjung sottolinea: «L’acufene può scomparire da solo. In caso contrario, la maggior parte delle persone riesce ad accettarlo molto bene; tanto che non viene più percepito come un fattore di stress.» Ma cosa si deve fare concretamente quando si manifesta l’acufene? Kleinjung rassicura: «Non si tratta di un’urgenza.»
La pazienza è la migliore terapia
Dopo una o due settimane senza alcun miglioramento, è consigliabile rivolgersi a un otorinolaringoiatra. «Alcune persone hanno paura di avere un tumore al cervello o di un ictus. Ma non ha senso pensare al peggio. Solo in casi estremamente rari si manifesta prima un acufene.»
Kleinjung consiglia di mantenere la calma: «Non lasciatevi prendere da eccessive preoccupazioni. Meglio distrarsi con altri rumori e non cercare il silenzio assoluto per vedere se l’acufene è ancora presente.»
Ma c’è un’eccezione: se ci si accorge che l’udito è peggiorato, è bene recarsi dal medico entro tre o quattro giorni e sottoporsi a un esame dell’udito. «Una perdita improvvisa dell’udito viene solitamente trattata con del cortisone», spiega Kleinjung. «Questo viene talvolta utilizzato anche per gli acufeni, ma è molto controverso a causa degli effetti collaterali e perché l’efficacia non è dimostrata. Sono un po’ scettico.»
Una volta che il medico ha informato il paziente sull’acufene e, nel migliore dei casi, è riuscito a tranquillizzarlo, inizia l’attesa. Possono risultare utili i rumori di distrazione: «Non è necessario che siano frequenze specifiche, ma qualsiasi cosa che faccia del bene alla persona interessata: ad esempio musica, il fruscio generato da un’app, i suoni che provengono da una finestra aperta, una fontana, un cuscino che emette dei suoni o un podcast.» Gli apparecchi acustici speciali per l’acufene che trasmettono determinati suoni all’orecchio sono ormai superati e non sono più necessari nell’era degli smartphone con app per il rumore, servizi di streaming e simili.
E cosa fare se lo stress psicologico aumenta?
Se la persona che soffre di acufene non riesce ad addormentarsi, fa fatica a concentrarsi o ha attacchi di panico, è necessario richiedere l’aiuto di uno psicologo o psichiatra. «Questo può prescrivere medicinali contro l’insonnia, l’ansia o la depressione e/o iniziare una terapia cognitivo-comportamentale. Si tratta di trovare strategie che aiutino ad accettare il rumore costante per riuscire di nuovo a rilassarsi», dice Kleinjung.
Trattare l’acufene con rimedi fai da te e agopuntura?
«Non ci sono prove scientifiche dell’effetto dei rimedi fai da te e dell’agopuntura», afferma il medico. «Il che non significa che non possano essere benefici per alcuni. La cosa migliore è semplicemente provarli in misura ragionevole.»
In particolare, l’agopuntura può alleviare i sintomi secondari, come l’irrequietezza, i disturbi del sonno o di concentrazione. «In caso di dubbi, tuttavia, meno è decisamente meglio», aggiunge Kleinjung. In altre parole: cercate di ignorare l’acufene il più possibile!
L’esperto
Prof. dr. med. Tobias Kleinjung, è primario del reparto di chirurgia otorinolaringoiatrica dell’Ospedale universitario di Zurigo. Le sue aree di specializzazione comprendono la diagnosi e la cura dell’acufene e dei disturbi dell’udito.