Camera familiare: i primi giorni insieme

Oggi la maggior parte dei padri assiste alla nascita dei propri figli. Molti non vogliono neanche perdersi i primi giorni di vita. Le camere familiari sono pensate proprio per questo.

Testo: Helwi Braunmiller

Immagini: Marco Rosasco

2 min

27.07.2020

Mariel Meyer, 27 anni, 9 mesi fa non vedeva l’ora di poter tenere fra le braccia il proprio figlio Jonas. Ma poi le cose non sono andate come previsto: il parto nella clinica Hirslanden di Zurigo non procedeva bene e si è dovuto fare un taglio cesareo d’urgenza. Quando Mariel e suo marito Jonas (31 anni) scoprirono successivamente di dover rimanere una settimana in ospedale, decisero di trascorrere i primi giorni in una camera familiare. Sono stati fortunati, perché poco dopo hanno potuto trasferirsi nel loro «domicilio temporaneo».

Mariel, la nascita di tuo figlio risale ormai già a nove mesi fa. Ti ricordi qual è stata la tua prima impressione quando sei entrata nella camera familiare?

C'era tutto quello che ci serviva: due letti da ospedale, una culla, un fasciatoio e persino una piccola zona pranzo, un'area salotto, un bagno privato... Ma soprattutto, avete la stanza tutta per voi e noi avevamo una splendida vista sul lago di Zurigo.  

 

«All’inizio mio marito si è occupato di tutto, io mi sono concentrata sull’allattamento.»

Mariel Meyer

Per te è stato importante poter contare 24 ore su 24 su tuo marito a pochi giorni dalla nascita?

Jonas è il nostro primo figlio, perciò era comunque tutto nuovo per noi. In due è più semplice. Ho avuto anche problemi ad alzarmi a causa del parto cesareo e sono tornata ad essere più mobile solo negli ultimi due giorni di degenza. All’inizio mio marito si è occupato di tutto, io mi sono concentrata sull’allattamento. All’inizio non potevo alzarmi quando mio figlio piangeva. Ero quindi felice di avere mio marito vicino e di non dover sempre suonare e attendere che qualcuno mi aiutasse.

Abbiamo apprezzato molto il servizio in camera: il giornale al mattino, la colazione, il pranzo e la cena. Proprio quando nasce il primo figlio si è più tranquilli in questo modo. Per me era davvero importante. Ho avuto qualche problema con l’allattamento. Questo significa che la consulente per l'allattamento era spesso con noi. È stato sicuramente più rilassante poterci concentrare appieno su di noi. 

A molte donne piace tuttavia poter condividere la camera con un’altra neomamma e scambiare le prime esperienze.

Ho sofferto del baby blues perché facevo fatica ad accettare il parto cesareo. Credo che dopo un parto cesareo d’urgenza sarei stata ancora più depressa se la mia vicina di letto mi avesse raccontato che invece il suo parto era andato a meraviglia.

Se decideste di avere un altro bambino, optereste di nuovo per una camera familiare? In fondo significherebbe che perdereste entrambi preziose ore di sonno.

Se entrambi hanno bisogno di dormire si può anche dare in custodia il bambino per la notte. Ma a mio parere dipende da come si è svolto il parto. Probabilmente le coppie che non hanno avuto problemi non vorranno usufruire di questo servizio. Di solito tornano a casa dopo tre notti. Ma ho incontrato coppie nei corridoi dell’ospedale che hanno voluto comunque concedersi questo lusso, perché il servizio non è gratuito. Per quanto ci riguarda, dal punto di vista finanziario abbiamo calcolato la nostra quota personale come una settimana di vacanza. Tutto sommato è stato proprio questo: la prima vacanza in tre.

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