«Grazie al mio coming-out posso vivere così come voglio»

Mostrare se stessi come si è veramente è un processo estenuante soprattutto per le persone che non «rientrano nella norma».

Testo: Katharina Rilling

Immagini: Karin Heer

4 min

31.07.2020

Dominik, quando ti sei accorto che eri attratto da persone del tuo sesso?

Molto presto, circa a undici anni. Inizialmente ho represso queste sensazioni; mi ci sono voluti altri cinque anni per dichiararmi. Sono cresciuto in una zona molto rurale. L’omosessualità era un argomento tabù, semplicemente non se ne parlava. All’inizio mi sono detto che era solo una fase, che sarebbe tornato tutto come prima. Trovavo interessanti anche le ragazze, ma mi innamoravo solo dei ragazzi. Man mano che queste sensazioni diventavano sempre più forti, ho cominciato a preoccuparmi. Perché proprio io? Cosa penserà di me il mio ambiente? Quasi tutti i miei pensieri ruotavano attorno a queste domande.

Per cinque anni ti sei posto queste domande. Cosa ti ha convinto finalmente a dichiararti?

Non c’è stato un unico fattore scatenante. Ma se ti porti dietro un segreto per così tanto tempo, a un certo punto la pressione interna diventa troppo grande. Inoltre, all’età di 16 anni volevo imparare a conoscere altri giovani gay senza essere costretto a vivere una doppia vita. Mia madre è stata la prima a saperlo: le ho scritto una lettera che ho infilato nel suo cassetto dei trucchi. Ero completamente sopraffatto e non sarei riuscito a dirglielo in faccia. Dopo un bel po' di tempo, non so tutto’ora se aveva bisogno di tempo per digerire la notizia o se non aveva trovato la lettera prima, me ne ha parlato.

«Molti dicono di non avere nulla contro gli uomini gay. Ma è così anche quando è il proprio figlio a essere omosessuale?»

Dominik Steinacher

Come ha reagito?

In modo positivo. A dire il vero, non mi sarei aspettato nient’altro da lei. Ma era comunque difficile. Quel momento in cui ne parli e diventa improvvisamente realtà: ormai è detta e non puoi più tirarti indietro. Inoltre resta sempre una certa insicurezza: Molti dicono di non avere nulla contro gli uomini gay. Ma è così anche quando è il proprio figlio a essere omosessuale? Inoltre, da adolescenti si hanno le insicurezze e inibizioni sull’amore e sulla sessualità tipiche dell’età. Da adolescente queer sei costretto a parlarne con i tuoi genitori. Non puoi semplicemente portare a casa un partner senza essere guardato in modo strano. Ma non è affatto facile dire: «Ehi, mamma e papà, sono gay.»

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Quando l’ha scoperto tuo padre?

Durante una cena in famiglia. Io e mio fratello ci scrivevamo SMS sotto il tavolo parlando delle persone di cui eravamo innamorati. Quando gli ho mandato il nome di un ragazzo, è rimasto scioccato ma solo per un attimo. Poi l’ho detto anche a mio padre. Si è allontanato da me per qualche giorno perché aveva bisogno di tempo. Ma anche lui l’ha accettato presto.

Qual è la cosa più difficile del coming out?

Per me allora, accettare me stesso. Mi ha aiutato molto parlare con altre persone queer e capire che non sono sola e che non devo vergognarmene. Al contrario: è del tutto normale - e bellissimo! Ci sono tante persone eccezionali e aperte che hanno vissuto la stessa cosa. Sono stato fortunato e il mio ambiente l’ha presa bene. Purtroppo, ci sono anche casi molto diversi: molti queer vivono nella paura di essere rifiutati o picchiati quando si dichiarano (vedi box sotto). Oppure vengono presi in giro e molestati.

«Il mio ambiente è cambiato: è diventato più sensibile.»

Dominik Steinacher

Come ti sei sentito dopo esserti dichiarato? Ci sono stati commenti offensivi nei tuoi confronti?

Soprattutto, ero molto sollevato. Il mio ambiente è cambiato: è diventato più sensibile. Quando avevo 15 anni, faceva male sentire mio padre fare battute sui gay. Di tanto in tanto venivano dette cose omofobiche nella cerchia dei miei conoscenti, per lo più inconsapevolmente. Questo è cambiato dopo il coming out. D’altra parte ho trovato amici e amiche queer. Potevo incontrarmi con loro e far vedere a tutti che li conoscevo. Inoltre, ho potuto improvvisamente parlare di ragazzi con le mie amiche, è stato fantastico. Naturalmente ci sono stati anche pettegolezzi e una collega credente si è allontanata da me. Ma grazie al mio coming-out, ora posso vivere la mia vita come voglio. E questo non ha prezzo.

Con il tempo è diventato più facile dichiararsi?

Indubbiamente: più spesso se ne parla, più facile diventa. A scuola non ho avuto grandi problemi. Dato che non nascondevo il fatto di essere gay, non ero una vittima molto interessante per coloro che facevano mobbing. A proposito, il coming-out non accade una volta sola: io sono costretto a dichiararmi con ogni nuova persona che incontro e con ogni nuovo lavoro. È e continuerà sempre ad essere un tema attuale.

«Non mettetevi sotto pressione. Aspettate fino a quando sarà arrivato il momento giusto.»

Dominik Steinacher

Ti senti di dare dei consigli per un coming-out positivo?

La cosa più importante è non mettersi sotto pressione. Aspettate fino a quando sarà arrivato il momento giusto. Non dovete dichiararvi a tutti in una volta sola. È possibile farlo, per esempio tenendo una relazione in classe sull’argomento. Ma a molti consiglio: scegliete bene le persone a cui vi affidate all’inizio. È utile avere qualcuno che sia sempre al tuo fianco. A proposito: non dovete niente a nessuno. Quindi, se preferite, potete dichiararvi per SMS senza sensi di colpa. Va bene comunque. Una volta fatto il coming-out e avuto un’esperienza positiva, diventa sempre più facile. Quanto più casualmente si solleva l'argomento con i colleghi, tanto meno è un problema per l'altra persona. E poi: conoscere persone della comunità e scambiare idee!

Punti di contatto per informazioni, consulenza e protezione

  • Presso du-bist-du.ch giovani queer offrono consigli e informazioni importanti in modo anonimo e gratuito. Per esempio, sul tema del coming out.
  • Lo Schlupfhuus a Zurigo offre un rifugio sicuro e immediato. Anche i giovani di altri cantoni possono approfittare di questa offerta. Lo Schlupfhuus è raggiungibile 24 ore su 24 al numero 043 268 22 66. Se Zurigo è troppo lontana, si organizzano anche posti di rifugio nelle vicinanze.
  • La Helpline LGBT+ fornisce assistenza telefonica in casi di violenza nei confronti di omosessuali o trans.
  • Rischio di suicidio: in caso di urgenza, consulenti professionali che offrono assistenza in caso di crisi possono essere raggiunti in forma anonima e gratuita 24 ore su 24 al numero 147.
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