La solitudine in età avanzata
Una persona anziana su tre si sente sola. Con l’avanzare degli anni questa cifra tende persino ad aumentare. Il pensionamento e la scomparsa di persone care possono rafforzare ulteriormente questo stato di isolamento. Ma come contrastarlo? E come possono essere d’aiuto i parenti?
A volte veniamo colti alla sprovvista: facciamo la spesa, pieghiamo i panni o laviamo per terra poi, di punto in bianco, non abbiamo nient’altro da fare ... e cala il silenzio. Troppo silenzio. Un silenzio assordante. Nessuno che chiama, nessuno che scrive, nessuno che passa a trovarci. Si guarda fuori dalla finestra, dove la vita scorre frenetica e tutti scappano a destra e a manca, fanno progetti per il futuro e si incontrano con gli amici. Il corpo si fa pesante e i pensieri iniziano a ruotare inarrestabili.
A chi non è capitato di vivere momenti soffocati dalla solitudine? A volte solo per poche ore, altre invece per giorni, settimane o mesi interi. Una persona su tre in Svizzera soffre di solitudine. E con l’avanzare dell’età questa cifra tende ad aumentare.
La solitudine è una sensazione soggettiva
La scienza distingue tra la sensazione di solitudine soggettiva e l’effettivo isolamento sociale. Entrambi possono essere altrettanto gravi, come spiega Corinne Hafner Wilson, responsabile per gli aiuti a domicilio presso Pro Senectute Svizzera. «La sensazione di solitudine nasce quando il tipo e la qualità dei rapporti con gli altri non corrisponde alle proprie esigenze.» In altre parole, persino chi è circondato da familiari o amici può sentirsi solo, mentre persone introverse e solitarie possono sentirsi a proprio agio stando da sole. Per loro la solitudine è una gradita pausa dalle interazioni sociali estenuanti.
Ciononostante, l’isolamento sociale aumenta notevolmente il rischio di solitudine. Già oggi la Svizzera conta circa 1,4 milioni di famiglie unipersonali. Entro il 2050 questa cifra salirà a 1,8 milioni. Due matrimoni su cinque finiscono in divorzio e il tasso di natalità continua a diminuire da anni. I futurologi temono pertanto che questo sviluppo demografico favorirà ulteriormente il fenomeno della solitudine. Con l’avanzare degli anni, a questo si aggiungono vari eventi sconvolgenti. «Dopo il pensionamento molte persone vengono assalite da un senso di vuoto», precisa la specialista Hafner Wilson di Pro Senectute. Ma a gravare ancor di più sullo stato emotivo è la scomparsa del proprio partner o di un caro amico. «Anche i problemi di salute che costringono a ritirarsi dalla vita sociale possono favorire la solitudine in età avanzata», continua Hafner Wilson.
La solitudine può causare disturbi fisici
La solitudine non è soltanto angosciante sul piano emotivo bensì può comportare anche serie conseguenze a livello fisico e psichico. Secondo il National Council on Aging statunitense è tanto nociva quanto il consumo quotidiano di 15 sigarette. La solitudine cronica può inoltre attivare il sistema d’allarme biologico del proprio corpo, facendo aumentare il cortisolo, conosciuto come l’ormone dello stress. Questo può accrescere a sua volta il rischio di ipertensione, infarto cardiaco, ictus e demenza, come hanno scoperto i ricercatori dell’istituto Karolinska in Svezia.
La solitudine ha del resto anche un impatto immediato sul cervello. Ricercatori dell’Istituto di epidemiologia, biostatistica e prevenzione dell’Università di Zurigo sono inoltre giunti alla conclusione che forti dolori alla schiena, alla cervicale o alle spalle sono tre volte più frequenti nelle persone estremamente isolate rispetto a quelle ben integrate nella società. Il rischio di pronunciati disturbi del sonno è poi quattro volte superiore, mentre quello per una depressione medio-grave aumenta di otto volte.
Quindi è importante, sottolinea Corinne Hafner Wilson, sviluppare strategie per prevenire o vincere la solitudine.