Un sano egoismo rafforza la psiche
Non essere egoista! A chi piace sentirselo dire? Ma a volte è importante dire di no e pensare a se stessi. Perché avere più coraggio di esprimere la propria opinione può essere salutare.
Pensate a queste situazioni: la vostra collega si prende sempre le vacanze senza consultarvi e secondo il motto «chi prima arriva, meglio alloggia». Oppure aiutate un amico quando trasloca,
vi occupate del cane e gli state vicino quando ha il cuore spezzato. Ma lui
non ha tempo quando gli chiedete di aiutarvi a dipingere il soggiorno. Il verdetto
è chiaro: egoismo puro! Cosa ci sarebbe di positivo e sano?
Non piegarsi
Secondo alcuni studi, il comportamento egoistico è aumentato negli ultimi decenni. Egoismo non è un termine clinico, ma descrive una sproporzione tra il dare e il ricevere. Il dizionario descrive l’egoismo come atteggiamento di chi si preoccupa unicamente di sé stesso, del proprio benessere e della propria utilità: una persona egoista guarda per sé senza tener conto degli altri. La solidarietà e l’empatia sono sconosciute agli egoisti.
Il «vero» egoismo non è auspicabile. Ma nemmeno il contrario: se una persona agisce sempre in modo altruistico, dice sempre di sì anche se intende dire di no, e se mette sempre al secondo posto le proprie esigenze per non deludere nessuno, allora non ha un comportamento sano. Nel suo libro «Eigensinn» (caparbietà) la psicologa Ursula Nuber raccomanda di non orientarsi ai presunti desideri degli altri. La propria vita deve essere significativa e giusta per se stessi. Chi è caparbio difende i propri diritti e interessi. Tuttavia, senza ferire i sentimenti altrui.
Una chiave per la salute psichica?
Nuber è convinta che la caparbietà o, in altre parole il «sano egoismo», sia una chiave importante per la salute mentale: «Le persone caparbie (...) raramente si pongono domande preoccupanti quali: cosa pensano gli altri di me? (...) Sono in pace con se stesse, il loro sistema immunitario emozionale resta intatto.» Invece persone che non sanno prendere le distanze e sono molto impegnate, hanno maggiori probabilità di andare incontro al burnout. Quindi, chi si confronta costantemente con gli altri, offre troppo e non si pone limiti, e quando il senso del dovere è la principale forza motrice. Ciò è stato confermato da diversi studi.
Inoltre il motto «più veloce, più in alto, più forte» è sempre più osannato. Secondo il Job Stress Index 2020, solo un quarto degli intervistati ritiene di trovarsi in una fascia in cui lo stress può essere ancora ben bilanciato, il resto ci riesce appena o è già oltre il limite. «In questa visione del mondo, essere buoni con se stessi ha più a che fare con il benessere che con la premura nei propri confronti», scrive la psicoterapeuta Felizitas Ambauen in un articolo del Tagesanzeiger.
Prendersi cura di sé non è egoismo
Felizitas Ambauen mette però in guardia dal non prendersi cura di se stessi: «Troppa poca cura di sé fa ammalare. Prima o poi. E non fa male solo a se stessi, ma anche alle relazioni in cui viviamo. Possiamo essere presenti per gli altri solo se prima ci prendiamo cura di noi stessi. È come la maschera di ossigeno sull’aereo». Il calcolo è semplice: solo chi ha abbastanza energia può prendersi cura degli altri, ovvero dei propri figli, della famiglia, degli amici, dei colleghi di lavoro.
Per questo bisogna imparare a dire di no, o a essere un po' più egoisti. No al caffè con la vicina, che al momento non vi va di prendere. No alla pulizia delle finestre, anche se l’appartamento non sembra «perfetto». No all’aperitivo dopo il lavoro, anche se i colleghi insistono.